Cronache dalla zona rossa, giorno due 09/03/2020

Ognuno può dare una mano, diamoci una mano, … ma anche: lavoriamo gomito a gomito, stiamo vicini vicini…
Affermazioni come queste, che suonano così familiari, in questi giorni sono quanto mai sconvenienti e imprudenti.
Il senso delle frasi è chiaro e fa riferimento alla nostra cultura che mette al centro prossimità e contatto, vicinanza e relazione, ma anche quello spirito sburone e un po’ pataca. Basta pensare al nostro ballo tradizionale: il liscio.
Dobbiamo inventarci un altro modo per comunicare una lontananza che sa di vicinanza, una distanza che sa di prossimità, un distacco che sa di contatto.
Oggi siamo chiamati a seminare sorrisi e speranza senza avvicinarci.
Più facile a dirsi che a farsi!
Ieri il porto di Rimini, per non parlare dei supermercati, traboccavano di persone.
Leggerezza che fa rima con stupidità, panico che fa rima con incoscienza.
È vero che la vicinanza da senso di sicurezza ed aiuta ad esorcizzare la paura, o forse è solo colpa della nostra ignorantezza, ma, ciò che dobbiamo fare è esattamente il contrario.
Prima lo impariamo, meglio è per tutti!
Cerchiamo di capirlo insieme, inventiamoci una nuova moda.

Oggi è anche la giornata delle domande, dei quesiti: stiamo lavorando correttamente? Stiamo facendo il possibile per minimizzare il rischio? Come fare per le mascherine che non si trovano?
Non possiamo lasciare per un mese le persone in difficoltà senza aiuto e sostegno, come garantirlo?
Dobbiamo inventarci nuove forme di assistenza in cui ciascuno di noi si senta coinvolto.
Facciamo leva allora alla nostra ignorantezza e al nostro essere sburoni e un po’ pataca per trovare insieme soluzioni.

Tanti bei sorrisi dalla zona rossa