Cronache dalla zona rossa, giorno 9: 16/03/2020

Il tempo è una costante di questi giorni.
Da una parte c’è il tempo libero, tanto, troppo, … inaspettato, da occupare.
Dall’altra il tempo che manca al ritorno alla normalità. Quando finirà tutto questo?
È esilarante vedere la moltitudine di video e meme creati per sdrammatizzare le attività che non possiamo più fare.
L’ironia e la satira sono diventati strumenti potentissimi per alleggerire giornate e pensieri.
Uno su tutti, quando finirà?
Oggi più che mai ridere e sorridere sono modi per affrontare la realtà con meno preoccupazione e ansia, un modo per essere consapevoli che, questa situazione così paradossale, è la stessa della gran parte delle persone. Vicine o lontane.
A volte mi chiedo cosa pensa chi mi vede ridere come un matto guardando il cellulare. Quei sorrisi, quelle risate, sicuramente mi stanno aiutando a prendermi con più leggerezza – non sorridete che vi vedo –, e a rendermi più umano o, per lo meno, così spero.
Ricordo come, durante il periodo del nevone, con il mio dirigente Massimo Venturelli, nei momenti di maggior tensione, bastava dire barzelletta numero 8 per ridere come cretini o, come i matti della battuta. Un’altra emergenza, molto più breve, lo stesso bisogno di sorridere e alleviare.
Le videochiamate, singole o di gruppo, e le dirette sui social cercano di riempire quel vuoto di socialità di cui abbiamo tanto bisogno.
Oggi ci stiamo rendendo conto quanto abbiamo bisogno dell’altro!
Quando finirà?
Penso che ognuno di noi si stia facendo l’idea che il 3 aprile sarà solo un traguardo volante di una tappa ben più lunga.
Le preoccupazioni economiche sono quelle che, più di altre, mordono le nostre vite.
Quando potremo riabbracciare genitori, nonni, figli …
Come riorganizzare il nostro tempo per un periodo presumibilmente molto lungo …
Se queste inquietudini, valgono per noi, quali nuove angosce stanno vivendo coloro che, non avendo né casa, né economie, erano già abituati ad avere tempi dilatati?
Mi interrogo continuamente sulle distanze che siamo obbligati a tenere anche noi che eravamo abituati a stargli vicino, cosa penseranno? Come vivranno questo nuovo fossato che ci divide?
Sono certo che, il bisogno dell’altro e l’ironia, servano anche a chi ha una vita randagia, a loro più che a noi.
Il senso di appartenenza ad una comunità, che noi stiamo riscoprendo stando a casa, loro rischiano di perderlo sulla strada. Oggi più soli che mai, se possibile!
Inventiamoci un nuovo modo per essergli vicini, se avete suggerimenti e idee fatemelo sapere.
Devo condividere un grande sollievo: questa enorme preoccupazione è condivisa con le istituzioni: Comune, Prefettura e Regione, ma anche con il Vescovo e la diocesi. Nella giornata di ieri, seppur domenica, sono state tantissime le telefonate che ci siamo scambiati fino a notte fonda.
Sono veramente orgoglioso di appartenere a questa magnifica terra.

Saluti e sorrisi, dalla zona rossa